Può un social network diventare simbolo del cyberbullismo? La risposta è positiva se parliamo di Ask.fm. Un luogo virtuale nel quale si possono fare domande e dare in maniera anonima risposte, dove l’esuberanza e la maleducazione sono di casa e l’utenza è in particolare formata da adolescenti. Che giudicano, parlano, maltrattano. Rovinandosi a vicenda la vita.
C’è un motivo alla base di questo pensiero: il suicidio di una ragazzina dopo essere stata perseguitata da cyberbulli proprio su Ask. E non è la sola. Questo social newtork è praticamente incontrollato. C’è chi cerca di adescare e vuole compagnia, chi semplicemente trova divertente ingiuriare gli altri utenti. Quello di Hannah Smith è solo uno dei cinque casi di suicidio “imputati” al sito. Sono diverse le nazioni che hanno richiesto ufficialmente all’azienda in Lettonia di controllare i contenuti. E dopo aver ignorato a lungo le domande dei parenti delle vittime e le loro denunce, i fondatori di questo colosso sembrano decisi a collaborare. Facendo lavorare alacremente i suoi 50 “vigili” per limitare il contenuto inappropriato. Ma basteranno? Quante altre piccole vittime dovranno sentirsi inadeguate a tal punto di giungere a gesti estremi? Anche i genitori non dovrebbero limitare l’accesso dei loro figli a tali applicazioni?
1 commento su “Ask,il regno dei cyberbullismo da fermare”