Harry Styles debutta come solista con Sign of The Times e lo fa nel modo più lontano da quel che ci si sarebbe aspettato dati i suoi trascorsi in una band: vi è infatti una sorta di abbandono totale del genere pop per dare spazio a quell’estro creativo “inglese” che raramente si vede ma che quando occorre lascia il segno.
Il punto della questione è molto semplice: Harry Styles con Sign of the Times fa la sua musica, quella che è giusta per lui e per il suo filone d’ispirazione. La cosa bella è che il prodotto finale è qualcosa che è stata in grado di zittire chiunque avesse anche solo l’intenzione di porsi con antipatia davanti al suo debutto da solista. Perché si tratta di un brano di 5 minuti, complesso dal punto di vista musicale e vocale che Harry ha portato alla luce senza preoccuparsi di passaggi radio o simili problematiche: un qualcosa di cui fare plauso anche all’etichetta discografica che lo sostiene, la quale lo ha supportato nelle scelte, vincendo.
Il fanbase di Harry Styles è ampio di per sé ma è impossibile non prevedere una estensione dello stesso nei confronti di chi è alla ricerca di musica più matura. Basta pensare al gioco di melodie scelte dal cantante degli One Direction e come usi la sua voce per portare l’ascoltatore in un altro mondo fatto di note e sentimenti. Una canzone importante che merita di essere ascoltata senza pregiudizi e che tra il plauso di critici di tutto il mondo ha già raggiunto grandi traguardi.