Potremmo fare molti nomi di fantasia ma i casi (purtroppo) sono reali e non scevri da qualche preoccupazione. Ci sono molti ragazzi, infatti, che vivono delle vere e proprie relazioni amorose con il proprio pc, trascorrendovi molte ore e tralasciando tutto il resto.
Vite in ostaggio del virtuale, mentre l’esistenza, quella vera, con il suo quotidiano, si fanno distanti e Facebook si fa contenitore di bisogni ed emozioni.
Si creano dunque degli attaccamenti molto forti, tenaci, difficili da sradicare. Tanto da scatenare ad Elisa Caponetti, psicoterapeuta, le seguenti dichiarazioni:
Sono dipendenze che non vanno sottovalutate e che possono portare anche conseguenze serie.
Non è così facile fare l’identikit dell’adolescente tipo che sul più famoso social network, trascorre la maggior parte della sua giornata. Le ragioni, infatti, sono molteplici, così come tante possono essere le cause di tale forte attaccamento.
Generalizzando, si può, però, affermare che, di solito, si tratta soggetti timidi, incapaci a relazionarsi e con problemi di comunicazione e che hanno, quindi, necessariamente bisogno di un filtro per “raccontarsi”.
Spesso i genitori non riescono a realizzare dove sia realmente il problema e impiegano molto tempo prima di capire che questo deriva da Internet e Facebook, che nel frattempo sono diventati una malsana ossessione.
La giornata di questi giovani, infatti, s’incentra, per la totalità, sui post che condividono nella loro bacheca, dipendendo moltissimo dal giudizio degli amici, presenze evanescenti, difficili da definire veri amici, dato che in molti casi, non si conoscono né mai si sono incontrati.
Il fenomeno è in crescita e merita una riflessione, come ci spiega la Dott.ssa Elisa Caponetti che afferma:
Se non viene affrontata in modo corretto, questa dipendenza può portare conseguenze anche serie, sia nella sfera intima e personale, che nel processo di crescita.
La soluzione, però, esiste e infatti, proprio per questo problema, il policlinico Gemelli di Roma ha creato un centro specializzato che si occupa delle dipendenze legate ai social network e che neanche in un anno ha seguito 150 casi.
Tanti casi, che il dott. Federico Tonioni, a capo della struttura, spiega così:
Sono i genitori a venire da noi quando si rendono conto che i figli esprimono un disagio. Il ruolo degli adulti è molto importante, una nostra sezione è dedicata a loro.